venerdì 14 marzo 2008

Siamo tutti colpevoli! (Ovvero la notte in cui tutte le vacche sono nere)

C'è un passaggio della puntata di Report di domenica scorsa sui rifiuti tossici che mi ha fatto gelare il sangue nelle vene. E' di scena una signora, addobbata con una vistosa acconciatura bionda, dalle floride forme a stento trattenute da capi di abbigliamento crudelmente e inutilmente di una misura più stretta... Il giornalista le chiede perchè fino ad ora non ha denunciato alle autorità competenti l'inquietante presenza davanti alla sua abitazione di una montagnola di rifiuti tossici che - senza un telo di protezione,... lasciata al vento e all'intemperie - si starà presumibilmente posando sui mobili della sua casa,
... avvelenando l'aria che la sua famiglia abitualmente respira,
... contagiando i cibi ingeriti,
... mettendo a repentaglio la salute di tutti i suoi cari.
La donna balbetta....
...non sa che rispondere.

...Si capisce che in quel momento vorrebbe fuggire via...
... E tutti noi vorremmo fuggire via insieme con lei, perchè quelle domande che la inchiodano alla sua inerzia e alla sua passività, trapassano e feriscono a morte anche la nostra capacità di sopportazione, i goffi tentativi di giustificazione che ciascuno di noi, in cuor suo, ha tentato di elaborare in queste nostre settimane di “passione”.
Diciamola tutta: di fronte all'accusa che noi campani - pronti a scendere in piazza per evitare l'apertura delle discariche e la costruzione dei termovalorizzatori - non avremmo poi fatto niente di niente per evitare che la nostra terra divenisse la cloaca di tutti i rifiuti tossici d'Italia, il più delle volte non abbiamo trovato le parole per ribattere, preferendo il silenzio. Quando abbiamo risposto - l'ho fatto anche io nel mio primo post...! -, abbiamo utilizzato la classica frase dei popoli pavidi, condannati a vivere in quella che efficacemente Primo Levi definisce “la zona grigia”: NOI NON SAPEVAMO!
Ma come si fa - ci hanno detto le immagini di Report - a non aver visto ciò che è invece indubiltabilmente era sotto i nostri gli occhi? Come si fa a non aver visto ciò su cui ogni mattina, per giorni e forse per mesi, è caduto il nostro sguardo uscendo dal portone della nostra casa? E - ancora - come si fa ad accettare che, accanto a serie infinite di cumuli inquinanti, “nostri” contadini abbiano continuato (e continuino) a coltivare pomodori e ortaggi destinati ad arrivare sulle nostre tavole, incuranti dei danni che ne possono derivare?
Dunque alla fine siamo tutti colpevoli!
Tutti responsabili dello scempio ambientale ed umano che in questi anni si è perpetrato sulle nostre terre!
Tutti colpevoli!
Non solo i governanti,
gli amministratori,
i partiti,
i consulenti,
le società miste,
gli affaristi,
i controllori che non hanno controllato,
la stampa che non ha denunciato,
“il sistema” che ha lucrato
...ma anche i cittadini tutti.
Noi che non abbiamo fatto nulla perchè tutto ciò potesse non accadere.
Ce lo ricordava qualche giorno fa sulle pagine di Repubblica Gherardo Colombo, in buona compagnia con Alex Zanotelli che continua da anni a non spiegarsi come, di fronte a questo cataclisma ambientale, gli studenti napoletani se ne stiano rintanati nelle loro scuole e nelle loro università, senza proferir parole.
Cosa ci è successo? Cosa è successo al nostro popolo?

Perchè stiamo diventando così TRISTI?

Non è per caso che ho scelto per nome Oblomov, il celebre protagonista del romanzo di Gončarov, da cui Nicola Dobroliubou coniò il termine oblomovismo. Come ho scritto nel mio profilo infatti, ipotizzo, con l'intento di essere smentito, che esistano tratti comuni tra questo idealtipo russo e una certa passività partenopea. Azzardo addirittura la provocatoria ipotesi che ogni napoletano porti dentro di sé questo demone pronto a prendere il sopravvento ogniqualvolta se ne offra la possibilità...: l'altra faccia, oscura e terribile - ho scritto -, del pensiero meridiano, presente in tutti noi.
Per non sentirmi in compagnia di Calderoli e Borghezio, però, e per evitare quel genere di osservazioni supponenti che feriscono forse ancora di più, quando prevengono da giornalisti portatori di argomentazioni “razionali” come Gian Antonio Stella (va bene Bassolino, però:...anche voi napoletani...!), ho messo giù la maschera di Oblomov e sono andato a riprendere Spinoza. Quello riletto da Deleuze. Sapevo con sicurezza di non trovare qui nessun “paradiso abitato da diavoli”, nessun riferimento a tare antropologiche o “culturali”, nessun demone oblomoviano pronto a prendere il sopravvento. Finalmente un po' di aria fresca, lontano dagli umori tossici di questo periodo.
Spinoza è il filosofo dell'innocenza. Cerca di non instillarci inutili sensi di colpa. Deleuze nelle sue lezioni sul filosofo dell'”Etica” fa un esempio illuminante in merito alla vecchia storia del peccato e della mela: non lo abbiamo capito subito, ma in fondo si è trattato soltanto di un colossale fraintendimento da parte di Adamo! Il nostro progenitore sbagliò, non perchè disobbedì al volere del Creatore, ma perchè equivocò il senso della sua raccomandazione. “Dio non ha mai vietato nulla ad Adamo – scrive Deleuze -, ma gli ha invece donato una rivelazione. L'ha avvisato dell'effetto nocivo che la mela avrebbe avuto sulla costituzione del suo corpo”. Il male per Spinoza infatti non è altro che un cattivo incontro, una cattiva combinazione tra il nostro corpo e quello di un altro. Quando incontriamo corpi con cui ci componiamo bene, proviamo gioia, se invece la combinazione è sbagliata, allora subentra la tristezza. Nel primo caso aumenta la nostra potenza di agire (e di vivere), nel secondo diminuisce. Non abbiamo alcun destino o nessuna natura da cui iniziare il nostro cammino: gettati nel mondo, siamo destinati ad infiniti incontri, che possono produrre tristezza o gioia (più tardi Freud parlerà di Eros e Thanatos). Davanti a noi: l'avventura del nostro divenire...

A questo punto vi chiederete che “c'azzeccano” Spinoza e Deleuze con i rifiuti tossici... Niente naturalmente! C'entrano però con la signora bionda che abbiamo incontrato qualche rigo più sopra, con i contadini che avvelenano le nostre tavole, gli studenti chiusi nelle loro scuole, con i nostri amministratori. E naturalmente con i colpevoli per eccellenza: ...quelli del “sistema”.
Tutti colpevoli? Nessun colpevole!
E' la notte - diceva Hegel - in cui tutte le vacche sono nere! In cui è difficile distinguere una cosa dall'altra. La notte in cui viene meno ogni legittimo criterio di giudizio.
Troppo comodo!
Allora prendiamo un'altra strada: quali incontri, quali combinazioni sbagliate hanno prodotto questo disastro? Da quali nuove e inedite combinazioni è possibile ripartire alla ricerca della Gioia e della Vita, buttando a mare la Tristezza?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Nel web è girata questa lettera del Presidente della Seconda Municipalità caratterizzata da quella generalizzazione delle responsabilità di cui parli nel tuo post.

"Cari amici,
vedendo l’ultima puntata di Report e, tenendo conto delle precedenti e delle varie altre trasmissioni che hanno avuto come argomento l’emergenza ambientale a Napoli e nella Regione Campania fatte in questi mesi, il dubbio che mi tormenta da tempo è :

” Di chi è la responsabilità ? “


La responsabilità è da attribuire solo ai Governanti, Amministratori, Politici e Partiti ?? (di Destra, di Centro e di Sinistra cioè Maggioranza ed Opposizione) o anche a buona parte di noi “Cittadini”? Penso che noi “Cittadini” non abbiamo saputo o voluto avere un ruolo critico e di denuncia riguardo a ciò che sotto i nostri occhi da tempo accadeva.

Per Cittadini intendo, anche, la società civile, le associazioni culturali e territoriali, i rappresentati dei settori dell’Università e della Ricerca e cioè: Tecnici, Professori, “Scienziati”, Ricercatori e tanti variegati Esperti, che attraverso le Consulenze avevano e hanno un ruolo attivo nelle diverse Istituzioni.

In questi anni sono state costituite diverse Società miste, di ogni tipo e genere, per gestire l’emergenza ambientale che non hanno assolutamente risolto nè tanto meno realmente affrontato il problema, ma solo approfittato dello scontato assistenzialismo pubblico. La domanda spontanea da farsi è: “E i Sindacati? Dov’erano, cosa dicevano o facevano ? ”

Non dimentichiamo il ruolo dei Prefetti, Questori e Commissari di ogni ordine e grado.
Ho iniziato a far politica all’inizio degli anni ‘90, periodo definito del “Rinascimento politico-amministrativo” (dopo gli anni di Tangentopoli) in cui in tanti eravamo affascinati, non solo a Napoli ma in tutta Italia, dalla stagione dei Sindaci, Presidenti della Regione e Presidenti di Provincia eletti direttamente da noi Cittadini. Fino ad arrivare alla situazione attuale, a pochi giorni dalle Elezioni Politiche, dei nostri Parlamentari Deputati e Senatori, in cui la scelta di quest’ultimi non è purtroppo libera e fatta dai cittadini, ma dai Segretari di Partito.

Non voglio dilungarmi troppo, ma vorrei mandare un messaggio, un appello, definitelo come meglio credete, per affermare ciò che tutti Noi, coerentemente e compatibilmente al ruolo che svolgiamo e rivestiamo, dovremmo fare per far rinascere e risvegliare le componenti e le energie positive che sono presenti, ma nascoste nella nostra città,provincia e regione.

Vorremmo, subito dopo le elezioni, organizzare Assemblee, Incontri e creare un’Associazione dalla quale ripartire per “svolgere un ruolo critico e di denuncia” e per dar vita ad un futuro migliore da condividere ed al quale partecipare tutti.

Che questa lettera sia uno stimolo a fornire molteplici suggerimenti e tanti contributi. Aspetto fiducioso, anche per evitare che sempre più numerosi siano i cittadini, in particolare i Giovani, che abbandonano le nostre terre in preda allo sconforto ed alla sfiducia."

Anonimo ha detto...

Rifletto su una frase interessante:

"Quello che accade, accade non tanto perché
una minoranza vuole che accada,
quanto piuttosto perché la gran parte dei cittadini
ha rinunciato alle sue responsabilità
e ha lasciato che le cose accadessero".
Antonio Gramsci